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 L'addestramento di base per la caccia

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Introduzione biologica

Come si è già spiegato in precedenza, i rapaci “hanno la caccia nel sangue” cioè tendono ad attaccare le prede e cacciare per un loro istinto innato, scritto nel loro DNA. È però impossibile scrivere nel DNA tutte le migliaia di informazioni, di trucchi, strategie, tattiche che un rapace deve di volta in volta usare per catturare una preda. Dunque lo schema di base delle tecniche di caccia di ogni singola specie di rapace è scritto nel DNA ma tale schema di base deve poi essere ampliato attraverso l’esperienza: questo è anche dovuto al fatto che le prede stesse hanno dei comportamenti di difesa antipredatoria, rendendo così il lavoro del rapace molto più complicato. I rapaci selvatici plasmano le tecniche di caccia di base scritte nel loro DNA con l’esperienza; in molte specie sono sufficienti poche settimane di esperienza per raggiungere già un ottimo livello di caccia con elevate percentuali di successo; in altre specie come il Falco pellegrino o l’Astore, invece, i giovani hanno bisogno, in natura, di almeno 2-3 mesi prima di diventare indipendenti dalla caccia e in questi mesi di apprendimento vengono seguiti ed istruiti dai genitori.

Se si considera dunque che il periodo di apprendimento è già lungo in natura, che in natura i genitori possono comunque guidare e aiutare i giovani ad apprendere più in fretta e che in natura i rapaci sono totalmente liberi e possono volare e cacciare tutto il giorno tutti i giorni, se ne ricava che un rapace da falconeria nato in cattività e addestrato sin da giovane, richiederà un tempo enormemente più lungo prima di arrivare ad avere una buona performance di caccia. Anche considerando una situazione ideale, per esempio un falconiere che ha la possibilità di volare il proprio rapace 2 volte al giorno tutti i giorni e in territori con abbondanza di prede, saranno necessari almeno 4-5 mesi prima che il rapace abbia acquisito la necessaria abilità nella caccia con buone percentuali di successo. Considerando una situazione invece più normale, di un falconiere che può far volare il proprio rapace 1 volta al giorno o 1 volta ogni due giorni, in territori non molto ricchi di prede, il tempo di apprendimento per il rapace si allunga arrivando a coprire praticamente tutta la stagione venatoria del primo anno.

Per questo motivo è risaputo, tra i falconieri, che durante il primo anno il rapace gioca, durante il secondo anno il rapace impara e solo dal terzo anno il rapace rende raggiungendo ottime percentuali di successo nella caccia.

Da questo punto di vista si notano quindi subito le differenze tra i rapaci utilizzati un tempo dai falconieri, che venivano catturati in natura da adulti e i rapaci utilizzati oggi nella falconeria moderna, che obbligatoriamente devono essere nati in cattività: un rapace catturato in natura ha già una esperienza di caccia più o meno lunga, sarà quindi sufficiente addestrarlo con le tecniche di base (logoro, richiamo al pugno, fischietto) per potere già da subito ottenere una buona percentuale di successo nella caccia. Un rapace nato in cattività deve  invece essere preparato da zero, dandogli la possibilità di fare tutta la necessaria esperienza prima di poter ottenere soddisfacenti risultati nella caccia. Per tale motivo è stata ideata la tecnica dell’Hacking, della quale si parlare in modo più completo successivamente.

 

 

L’addestramento di base

L’addestramento di base consiste nell’insegnare al rapace a non avere paura del falconiere e ad arrivare quando viene richiamato, per poter essere recuperato e portato a casa. Oggi, con i falchi nati in cattività questo addestramento è molto facilitato: si lavora infatti con rapaci giovani, di pochi mesi di età (in genere circa 2-3 mesi), già docili perché spesso allevati a mano o parzialmente imprintati dall’allevatore. Il compito del falconiere dunque, una volta entrato in possesso di un rapace giovane nato in cattività è quello di raggiungere i seguenti obiettivi di base:

1) Rendere docile il rapace, che deve stare sul pugno in tutta tranquillità, non avere paura del falconiere in nessuna circostanza, mangiare sul pugno in modo rilassato.

2) Insegnare il richiamo al rapace: richiamo al pugno, fischietto e richiamo al logoro. Questo addestramento avviene gradualmente, iniziando con richiami al pugno in ambiente chiuso da breve distanza, aumentando quindi la distanza sempre di più, poi portando il rapace fuori a ripetere gli stessi esercizi in filagna e quindi libero.

3) Muscolare il rapace facendogli perdere tutto il grasso che ha accumulato durante la crescita e sostituendolo con del muscolo. Il falconiere ottiene questo facendo volare libero il rapace per più tempo possibile al giorno e il più spesso possibile e usando adeguatamente il logoro (passate per i falchi d’alto volo e traino per i rapaci di basso volo).

Ottenuti questi obiettivi il falconiere si troverà un rapace con un addestramento di base, ma è ancora ben lontano dall’avere un rapace adatto per la caccia. La preparazione alla caccia avviene con la seconda fase di addestramento, quella avanzata, descritta successivamente.

 

Fig. 8.2.a: Iter generico per la preparazione di un rapace alla caccia

 

 

 

Testi e foto © by Hyerax (hyerax@gmail.com) e www.falconeria.info

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